martedì 17 aprile 2012

Recensione libro "Il mestiere dello psicoterapeuta"

 
Carissimi,
 
pubblichiamo oggi nel blog una recensione del collega Bertolino che ha letto per noi il libro del dott. Giuseppe Pellizzari, psicoanalista e presidente del centro milanese di psicoanalisi. Buona lettura!
 
 
Il libro di Giuseppe Pellizzari "Il mestiere dello psicoterapeuta" è ricco di citazioni provenienti da vari ambiti, non solo letterario e cinematografico, ma addirittura da quello musicale (spaziando dal genere classico al rock). La bravura dell'autore, che riesce a rendere fruibili concetti estremamente complessi anche a chi non è uno specialista della materia, dà prova di una padronanza reale di argomenti difficilmente comunicabili a parole, quali sono i fenomeni che appartengono al mondo dell'inconscio.
 
Tra gli spunti di riflessione sollecitati dal direttore del Centro Milanese di Psicoanalisi, vorrei segnalare il problema della conoscenza, introdotta dalla frase comunicata dalla volpe al piccolo principe: "Non si conoscono che le cose che si addomesticano". Ecco come continua il brano tratto dal romanzo di Saint-Exupery: "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami. - Che bisogna fare? - domandò il piccolo principe. - Bisogna essere molto pazienti - rispose la volpe. - In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino. - Il piccolo principe ritornò l'indomani. - Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora -, disse la volpe. - Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore (...) Ci vogliono i riti. - Che cos'è un rito? - disse il piccolo principe. - Anche questa è una cosa da tempo dimenticata -, disse la volpe. - È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora diversa dalle altre ore".
 
Pellizzari fa notare che "addomesticare" ha originariamente il significato di far entrare nella casa, di dare una casa a qualcuno, nonostante abbia assunto l'accezione un poco servile e umiliante di rendere qualcuno docile e ubbidiente. Conoscere, nel senso inteso dalla volpe, ha quindi l'accezione di dare una casa. Non mi voglio dilungare oltre, analizzando maggiormente il brano riportato. Penso però che si possa riflettere in particolar modo su quanto sia inquietante, ai giorni nostri, la dilagante diffusione dei social network.. Facebook è uno scambio di amicizie immediate, senza il tempo della conoscenza, dell'addomesticamento, né della giusta distanza. Non è mia intenzione scagliarmi contro i ritmi frenetici della vita moderna, o additare gli strumenti che ormai vengono utilizzati per comunicare, in ogni angolo del mondo. Penso, però, che non si possa non accostarsi a questo tipo di veicoli mediatici con molta prudenza, disincanto e una buona dose di diffidenza.

A cura del dott. Damiano Bertolino
Padova - Via Cavallotti 61
cell: 3669309334

giovedì 12 aprile 2012

Differenze tra le varie formazioni: Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra




Carissimi,

tempo fa avevo lanciato un sondaggio su questo blog circa la conoscenza che le persone hanno in merito alle figure professionali che si occupano della salute psichica delle persone: lo psicologo, lo psichiatra e lo psicoterapeuta. Devo dire che molti di voi hanno manifestato di conoscerla o quanto meno di intuirla. Ad ogni modo, una buona percentuale ha scritto di non sapere in che cosa si differenziano queste figure, per cui oggi "sveliamo" questo mistero aggiungendo la figura dello psicoanalista! Buona lettura



LO PSICOLOGO

Lo psicologo è il laureato in psicologia che ha sostenuto e superato l’Esame di Stato che permette l’iscrizione all’Ordine degli psicologi. Per poter sostenere tale esame egli deve obbligatoriamente svolgere un tirocinio formativo della durata di un anno, nel quale fa esperienza nel campo della psicologia. Gli psicologi non sono tutti uguali, in quanto esistono all’interno delle università indirizzi formativi diversi (per es: psicologia clinica e di comunità, psicologia del lavoro e delle organizzazioni, psicologia dello sviluppo e dell’educazione, psicologia generale e sperimentale), i quali forniscono competenze diverse. Dopo la laurea egli può decidere di frequentare corsi o master che forniscono competenze in ambiti specifici, per esempio nel campo dei disturbi d’ansia.

Lo psicologo fornisce ai suoi utenti un aiuto non farmacologico, basato su colloqui di sostegno, strumenti diagnostici, consulenze, tecniche di rilassamento ecc. Sono molte le cose che egli può fare, purché non si configurino come terapia, poiché essa richiede il titolo di psicoterapeuta. Inoltre lo psicologo non può prescrivere farmaci, dal momento che per fare questo serve una laurea in medicina. Se possiede una laurea in medicina oltre a quella in psicologia lo può fare. Quindi, riassumendo, per essere tale lo psicologo deve possedere i seguenti requisiti:

1. laurea in psicologia;
2. essere iscritto all’Ordine degli Psicologi di una regione italiana.



LO PSICOTERAPEUTA

Il percorso per divenire psicoterapeuta è duplice. Può partire dalla laurea in psicologia o da quella in medicina, conseguita la quale va intrapreso un corso di specializzazione riconosciuto dallo Stato Italiano della durata di almeno 4 anni. Dopo la laurea va superato l’Esame di Stato di psicologia esattamente come nel caso dello psicologo (Esame di Stato di Medicina nel caso del laureato in medicina).
 
Dunque lo psicoterapeuta può essere sia medico che psicologo; nel caso che sia psicologo può esercitare tutte le attività dello psicologo e in più la psicoterapia, nel caso che sia medico può esercitare le attività del medico (fra cui la prescrizione di farmaci) e quelle dello psicoterapeuta. Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci. L’attività dello psicoterapeuta va quindi più in profondità rispetto a quella dello psicologo, e permette di agire direttamente sui disagi della persona attraverso l’utilizzo di tecniche che variano a seconda della teoria di riferimento del professionista stesso.

Le scuole di specializzazione che permettono l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti sono molte e molto diverse fra loro. Ognuna di esse trae origine da un quadro teorico differente, non necessariamente incompatibile con gli altri, tant’è che spesso gli psicoterapeuti fanno uso contemporaneamente di tecniche provenienti da teorie di fondo diverse. Tra le scuole di specializzazione più frequentate abbiamo, per esempio, quella ad indirizzo cognitivo-comportamentista, quella sistemica familiare e quella psicanalitica. Alcuni tra gli approcci terapici più efficaci contro i disturbi d’ansia vengono descritti nella sezione “psicoterapie”. Per concludere, lo psicoterapeuta, per essere tale, deve possedere i seguenti requisiti:

1. laurea in psicologia o in medicina e chirurgia;
2. essere iscritto all’Ordine degli Psicologi di una regione italiana;
3. aver frequentato una scuola di specializzazione riconosciuta dallo Stato che permette l’iscrizione all’Albo degli Psicoterapeuti.



LO PSICANALISTA

Lo psicanalista è uno psicoterapeuta che si ispira alla psicanalisi di Freud e dei suoi successori. Dopo Sigmund Freud infatti, sono nate diverse correnti dal suo pensiero originale, definite post-freudiane; tra queste la scuola Junghiana da Gustav Jung e quella Adleriana da Alfred Adler. Esse prendono origine dalle teorie proposte da Freud, attribuendo però un peso differente alle diverse componenti della teoria dello sviluppo psicosessuale originale, introducendo anche elementi nuovi non considerati da Freud.
 
Lo psicanalista, per diventare tale, deve necessariamente sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale che può avere una durata variabile (in genere qualche anno) con il fine di risolvere eventuali conflitti personali irrisolti e di acquisire maggiori competenze professionali. Le qualifiche necessarie per ottenere il titolo di psicanalista sono:
laurea in medicina o laurea in psicologia
iscrizione all’Ordine dei Medici o a quello degli Psicologi
frequentazione di una scuola di formazione in psicoanalisi

LO PSICHIATRA

Lo psichiatra è un laureato in medicina che ha intrapreso successivamente la specializzazione in psichiatria. Lo psichiatra non è psicologo, a meno che non abbia conseguito il relativo titolo; egli può tuttavia esercitare la psicoterapia. La differenza sostanziale tra psicologo/psicoterapeuta e psichiatra risiede nel modo di vedere la persona e nell’approccio utilizzato; mentre i primi due guardano la persona nel suo insieme, evitando di concentrarsi solo sul disturbo, lo psichiatra utilizza un metodo che può essere definito di diagnosi/cura. In sostanza egli focalizza la sua attenzione sul problema cercando di risolvere solo quello, esattamente come fa il medico.

Egli cura i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l’utilizzo dei metodi propri della psichiatria, che comprendono spesso l’utilizzo di farmaci. Avviene di sovente che sia lo psicologo/psicoterapeuta che lo psichiatra forniscano contemporaneamente il loro supporto ad una stessa persona, ottenendo un risultato migliore di quello che verrebbe raggiunto attraverso l’utilizzo esclusivo di uno dei due approcci. Per divenire tale lo psichiatra deve:
possedere una laurea in medicina
aver superato l’esame di ammissione all’Ordine dei Medici
essersi successivamente specializzato in psichiatria

mercoledì 4 aprile 2012

Piercing e Tatuaggi in adolescenza



Carissimi,

il post di oggi è inerente all'uso che gli adolescenti fanno dei piercing e dei tatuaggi, simboli spesso letti in chiave di ribellione e trasgressione, ma molto spesso oggetti di una ricerca identitaria in un periodo della vita in cui si è costretti a lasciare alle spalle ogni cosa. Con l'adolescenza, infatti, perdiamo parte del nostro patrimonio neuronale che avevamo alla nascita (motivo per cui i bambini piccoli assimilano informazioni, imparano diverse lingue, almeno potenzialmente, meglio che in altre epoche della vita), gli ormoni iniziano il loro cammino nel corpo dell'adolescente, iniziando a fargli vivere sensazioni corporee nuove; il corpo cambia forma; gli adulti iniziano ad aspettarsi un comportamento più maturo...ma a livello psichico cosa succede???

Capita che i valori mentali precedenti, quelli in cui l'immagine di sè era ben conosciuta, apprezzata dai genitori, subisce profondi cambiamenti, perchè entra nella scena un corpo sessuato che prima non c'era. Se prima, nell'infanzia, era socialmente accettato poter dire al proprio genitore "ti sposo papà" (o mamma, a seconda del sesso del bambino), con il passare degli anni, e con l'avvento dell'adolescenza, questo progetto sfuma, ed entra sulla scena il nuovo progetto: quello esogamico, cioè le relazioni vanno coltivate fuori dalla famiglia. Entra dunque il scena per la prima volta il gruppo dei pari e si devono elaborare diversi lutti (dal proprio corpo infantile, dai genitori idealizzati dell'infanzia, dal proprio ruolo ed identità avute nella propria infanzia).

Ma cosa c'entrano dunque il piercing e i tatuaggi?!

La loro funzione, in quel periodo della vita, è utilizzata proprio per la nuova ricerca identitaria, simboli di una nuova immagine corporea che l'adolescente è in continua ricerca. Il piercing, in paricolare, è un elemento che si presta maggiormente a multiple identificazioni, per il fatto che si può mettere, togliere, mettere in diverse parti del corpo (sopraciglia, naso, lingua, ombelico sino arrivare all'estremo degli organi sessuali). Ha  una valenza sensuale ed estetica, supportata dalla comunicazione mediatica (vd la moda): per gli adolescenti rappresentano (piercing e tatuaggio) un serbatoio privilegiato dove attivare i processi di mimesi identificatoria.

Nell'adolescente il piercing ha una valenza di rito iniziatico di passaggio, interessando il corpo, da a questo valore e diviene parte del gioco di costruzione dell'identità. Il tatuaggio, invece, si imprime in una zona più profonda del sè, e assume un diverso spessore simbolico per i ragazzi, dato dal fatto che è "per sempre" (a differenza del piercing che molto spesso è poi destinato a sparire con il passare degli anni, ossia quando l'identità si è ben consolidata e non deve più dipendere da simboli esterni, ma è stata introiettata nel proprio mondo interno).