mercoledì 30 maggio 2012


Carissimi,

oggi inauguriamo l'angolo della posta, ossia uno spazio in cui pubblichiamo (ovviamente in forma anonima) le domande, i dubbi o le riflessioni che riceviamo e a cui puntualmente diamo una risposta.
Questa condivisione, a nostro modo di vedere, permette di riflettere su questioni di ampia portata anche per coloro i quali non se la sentono di contattarci per paura, timidezza, ecc ecc...

Rimaniamo a Vostra disposizione per eventuali approfondimenti, i riferimenti per i nostri contatti sono sul nostro sito internet.

Buona lettura


Lettera di un papà:


"Buongiorno dottore, scrivo perchè la mamma di mio figlio necessita di un aiuto, in quanto dal momento della gravidanza in poi ha subito vari traumi, purtroppo dovuti anche alla mia poca vicinanza nei momenti in cui lei necessitava maggiormente della mia presenza, in più una non splendida situazione nella sua famiglia d'origine e problemi tra noi hanno causato un cedimento psicologico ed emotivo. Ma la cosa importante che vorrei sapere è se lei soffra di un Disturbo della Personalità Borderline, in quanto ho riscontrato diversi sintomi con alcune descrizioni fatte su alcuni siti specializzati. Ringrazio anticipatamente..."



Questa mail mi ha incuriosito quando a suo tempo l'ho ricevuta, dato che, a margine della preoccupazione che traspare, mi è sembrato sin da subito che Franco (nome di fantasia) avesse più a cuore la diagnosi clinica della compagna che la situazione relazionale difficile che palesava dalle sue parole. Parto da questo aspetto per discutere con voi il concetto di diagnosi: depressione. attacco di panico, disturbo bipolare, disturbo evitante di personalità, disturbo narcisistico...ecc...ecc ci sono una serie di definizioni per poter classificare una persona e talvolta, lavorando anche in un contesto pubblico ospedaliero, mi rendo conto che possano agevolare il lavoro di chi come me ci lavora quotidianamente (anche se più che quello clinico forse quello statistico e di registrazione ticket!).

Vorrei riflettere sul vero senso che ha cercare una diagnosi. Credo che in fondo avere la certezza di soffrire di qualcosa di scritto, accertato e studiato permette di avere meno paura dell'ignoto, ma ai fini del proprio benessere questo ci aiuta? Temo proprio di no. La cosa che ritengo fondamentale nella pratica clinica è proprio la relazione, quella che Franco ha un pò perso con la compagna e che ha lasciato lo spazio a delle vuote categorie o etichette che occupano uno spazio, un vuoto affettivo che si è venuto a creare (e in parte anche per propria responsabilità, come mi scrive). L'augurio, infine, che rivolgo al sig. Franco è proprio quello di tenere maggiormente a mente la propria relazione con l'Altro e non lasciarsi prendere da mere dimensioni categoriali che nulla hanno a che vedere con i sentimenti e le emozioni provate e vissute nella relazione con un'altra persona.