giovedì 31 gennaio 2013

Recensione film "A dangerous method"


Carissimi,

oggi pubblichiamo sul blog la recensione di un film uscito qualche mese fa su un tema a noi molto caro, la psicoanalisi. Il film è stato recensito dal collega Bertolino. Buona lettura!




Il film di Cronenberg che parla della psicoanalisi, più che concentrarsi sulle peculiarità di questa disciplina, oggetto della sua riflessione, si focalizza sul rapporto tra Freud e Jung e sul dissidio tra questi due personaggi.

Il metodo inventato dal medico viennese, che nel titolo viene definito pericoloso "Dangerous", sembra produrre degli effetti collaterali non trascurabili su chi lo esercita, se applicato in maniera impropria. Jung, infatti, attratto dal fascino di questa nuova scienza e subendo il carisma di Freud, con cui intrattiene un rapporto epistolare e che incontra di persona solamente in un paio di occasioni, intraprende la cura di una ragazza gravemente nevrotica (Kira Knightly), ma tra i due si accende una passione da che il medico svizzero non riesce ad arginare.

L'innamoramento per il proprio terapeuta è, oggi, un fenomeno noto al mondo della psicoanalisi, ma la sua scoperta, ad opera di Freud, che lo designò con il termine di "transfert" fu una vera e propria rivoluzione. Il film mostra come Jung, nonostante gli avvertimenti del suo maestro non sappia prendere le distanze e rispettare la "neutralità terapeutica", presupposto fondamentale per un corretto esercizio della "talking cure" e una prosecuzione della relazione analitica vantaggiosa per il paziente.

Il dissidio tra i due personaggi, sul modo di intendere la psiche e l'eziologia della nevrosi si consuma poco a poco, fino ad arrivare ad una vera e propria rottura e alla scissione operata da Jung, che costituirà una profonda ferita per Freud. Egli aveva infatti visto in lui il suo possibile successore alla guida del movimento psicoanalitico. Non è difficile capire per chi parteggi il regista, in quest'aspra diatriba; il personaggio di Jung viene delineato come un'abile arrivista, più interessato alle sue possibilità di carriera che non al progresso della scienza; una persona ricca, snob, preda delle passioni e visionaria al confronto di un uomo (Freud), perfettamente equilibrato tanto nelle passioni, quanto nei ragionamenti.

Non è la prima volta che il regista canadese si cimenta in un'opera dai risvolti psicoanalitici. In Spider avevamo assistito ad una rappresentazione magistrale delle teorie kleiniane sui meccanismi della scissione e della proiezione. La totale mancanza di imparzialità di giudizio presente dall'inizio alla fine di A dangerous method è, però, il principale difetto di un film molto ben recitato (Keira Knightly è superlativa nel ruolo di una donna isterica e Viggo Mortensen più che credibile nei panni di Freud).

Certo, è difficile credere che una donna con una patologia grave come quella che fa innamorare di sé Jung possa essersi risolta con la sola talking cure, tanto più se si considerano gli effetti della relazione giocata tra il medico e la paziente. Ma quando si deve rappresentare la psicoanalisi è praticamente impossibile non operare una banalizzazione di questa disciplina così complessa e articolata, perché la materia di cui tratta, la psiche umana, è il più misterioso tra tutti gli oggetti di conoscenza. E solo chi ha avuto a che fare con essa, come medico o come paziente, può averne esperienza.

A cura del dott. Damiano Bertolino


Padova - Via Cavallotti 61
cell: 3669309334

martedì 29 gennaio 2013

Psicologa Trieste

Carissimi,

vi segnalo il link di una mia collega che riceve a Trieste, in caso di necessità in quella zona, contattatela:

www.psicologo.trieste.it

A presto